A cura di Gioacchino la Greca

 

 

 

Liberazione di Pietro

 

(1622)

Olio su tela (105 x 136)

Cappella di San Sebastiano di Roma

 

 

Giovanni Francesco Barbieri, soprannominato il Guercino

(1591-1666)

 

 

 

 

 

 

 

 

Pittore emiliano, che fin dagli inizi sentì forte l'influenza della pittura lombarda e veneziana. In lui le forti coloriture cromatiche richiamano la migliore tradizione della pittura veneta, in cui erano maestri Giorgione e Tiziano, e quasi istintivamente il pittore eseguiva impasti di cromatismi inediti, dalle forti tinte chiaroscurali. Quello che è impressionante è la straordinaria somiglianza fisica, pure nella acconciatura seicentesca dei capelli, con il sommo Caravaggio, a cui viene sempre accostato questo pittore. È indubbio che forte fu l'influenza del Merisi sulla pittura del seicento, che toccò apici inarrivabili col talento caravaggesco e vide poi nei suoi prosecutori svilupparsi il manierismo e il barocco con espressioni personalistiche. Guercino intonò la sua pittura dipingendo dal naturale, e mitigò questa inclinazione caravaggesca con la sua coloritura forte che sfruttava i chiaroscuri per esaltare non la drammaticità dell'azione pittorica quanto la cromaticità di cui era maestro. Nonostante il successo che ebbe in patria e a Roma, dove Ludovico Carracci fu suo mentore per i lavori al Vaticano e in alcune basiliche, egli mai si allontanò da Cento, nel ferrarese, tranne un viaggio soggiorno a Venezia e il citato soggiorno a Roma. Il suo dipingere dal vero si opponeva al classicismo pittorico di un altro grande, il Reni, che con i Carracci dominava la scena. Nell'opera in esame tutto il dramma di Pietro, che viene svegliato dall'angelo liberatore, vive in una atmosfera convulsa, ove il pittore mostra le tematiche della sua arte. Intonato al chiaroscuro, l'ambiente viene rischiarato da una luce radente che colpisce in pieno la figura di tre quarti del vecchio ma vigoroso prigioniero. Sembra una controfigura usata tante volte dal Merisi proprio a raffigurare S. Pietro, ma la posizione è quella classica che non oserei accostare al Galata morente, con la mano destra chiusa a pugno che forza sul pagliericcio. Mentre il gesto imperioso dell'angelo liberatore sembra richiamare analoghi gesti già studiati nelle opere di Cacciata dall'Eden di altri maestri. I colori terrei delle spoglie pareti contrastano coi caldi blu e rosso delle figure in priamo piano, sopore dell'anima per i primi, risveglio alla fede che libera per i secondi. L'attimo stesso del risveglio di Pietro è segnato dalla caduta dei ceppi dai polsi

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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