I
canti della vetta
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Il giaciglio e lo scrigno azzurro che
non pesa |
Ripercorrendo i passi del tempo
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Infanzia. Più hai danzato fanciulla sbiaditacare tra le braccia recando lontane sembianze sui cori verdi fioriti della casa mia grande. Non ti cingerà più coi suoi veli la bruma perché il sole è maturo e la campagna serena.Accolgono odorose offertei roseti dell’isola che già conosce le tue primavere. Vieni sorridente e piacome viator che al lido torna e resta il giaciglio e lo scrigno azzurro che non pesa vedrai.°°°°°°°°°°°°°°ISe cupa fu l’ora del passo incertosul muro del campo, se le mani erano piene di grani inadeguatialle porche vuote, vana fu la ricerca del corvo come sull’acqua il suo volo prima che la terra emergesse. Solo una stillad’universo nel cuore. IIE tu andasti con la medesima ciurma e le sartie sul quadrante il segno dell’est conoscendo.Ogni tramonto un’alba sul mare di perla tracciòtogliendo il nero col rosso. C’erano le colonne del tempio nel rivolo fluido delle vene. IIIEd ora al mattino deponi una rosa sul tuo giaciglio e preghi inseguendo poche strisce di luce, sulla strada ci sono le cose di sempre e di tutti già avvolte nel velo, aspettano il cero e l’ampolla, e le tue mani pulite perché così è scritto nell’epitaffio. IVRiccioli d’uragano hai chiusonel vaso della giovane donna che sa dopo il rogo delle streghe. Incenso e mirra sul tabernacolo azzurro del cuore. Nel rito d’ogni giornoporgerai tra le candide bende la teca… ma più prezioso è il pegno che l’accompagna. ..
Preghiera .Ecco il mio grano sulla sabbiaantica, Signore, l’orecchio grande ascolta la brezza di terra e quella di mare tutt’intorno un filo si fa la distesa col cielo ed io un punto un punto soltanto che sul raggio trascorre tutt’intero il cerchio e la sfera. Spiegami questi spazi,Signore, e dimmi perché è fresco il giaciglio e lo scrigno azzurro non pesa. . |
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