I canti della vetta

 

Invocazione

 

Il poeta è uno che più profondamente degli altri scava negli eventi e più degli altri li proietta sugli orizzonti ideali i quali hanno il potere di dilatare quelli cosicché diventano di tutti: la trivella del verso fa emergere i sensi profondi dell’umano sentire. A tutti parla il poeta.

Così accadde che un giorno mettendo ordine tra sparsi libri me ne capitò uno tra le mani. Era di uomini che avevano calato la propria condizione umana nella essenziale dimensione del profondo. Mi sentii in luminosa sinergia con chi più di tutti cantava e detti suono e voce alla mia partecipazione.

 

 

 

Ad un cantore

.
 
Vate della notte
nel raggio di luna 
pregavi
 
e cantando la musa lontana
era il verso infinita dolcezza.
 
Vagò l’attesa 
nel silenzio
 
arpa di eolia melodia
tra le dita della sera
la tua anima divenne.
 
E fu tutto un mistero
e sirene bellissime
e luce
e meraviglia
e cuore.
 
Nessuno come te
negli spazi infiniti dell’uomo
neppure il mare
quando le afrodite forme
dall’onda si levaro.
 
Ho pianto
ho cantato
t’ho avvolto d’infinito.
 
 
 
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Ad una musa

:
Non odi la voce
dai picchi d’Elicona
ove la bella Erato
già s'innamora
e danzando
alla luce anglosia
affida il suo richiamo?
 
Ascolta chi per te si fa poeta
e ladro di luna
con lame d’argento
nel profondissimo buio
scavando.
 
La preghiera è nota
e freme
 
piangono le sirene
e il lido
e l’onda
 
la notte ascolta
 
che non sia nei tuoi spazi
come tra i capelli il vento.
 
 
Un divino apollo t’invita
la sua casa ha rami fioriti alla finestra
nel giardino le rose son nascoste.
 
Ferma la lena.
 
 
Al canto vibra la mia duda
e sacri doni porge
ma il verso pieno di luce
è di lidi stranieri
 
e mi ha indicato
i filari di betulle di cielo
oltre l’abetaia d’argento
 dove non è tesa l’ala
ch’altri boschi affanna.
 
Ho posto tanto 
azzurro
nel cuore.
.
 
..

 

 
 
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