I canti della vetta 

 

O tu, che m’attendi

 

All’unica amica che silenziosa ci segue e che ci aprirà l’ultima porta.

"Decisi dunque di prenderla in casa con me, sapendo che m’avrebbe comunicato i suoi beni, e dette parole di consolazione nei pensieri e negli affanni" (Sapienza 8,9).

 

*

 

 
 
Non tu impietosa complice
del mio tempo breve
m’hai presa
ma a te che m’attendi
non lontana
e non invisa
il cero e la rosa
ho affidato.
 
Reggi la luce pudica
sulla riva petrosa 
dove sostano gli ultimi cormorani. 
La penombra conforta, 
tanto s’affina le pelle
sulla spola del tempo,
e il silenzio
che culla
lunghe
placide
ore.
Non vacilla la fiamma
ma in danza lieve
mille veli rannicchia sulle labbra
che balbettano il suo sillabario
 
pianamente 
va
il pianto
in rivoli lunghi
al mare di perfetto celeste
 
ed è amore
 
il cor si fa cheto intanto
ma inappagato è il pensiero.
 
Non ravviso il progetto
nel palinsesto della memoria, 
vedo solo una traccia
come il profilo dei monti
nei densi vapori
prima del sorriso di aurora
eppure ancora vi pongo i miei tratti
ancora intingo la penna
negli antichi colori
del tuo vasto sapere
e attendo che si sveli il disegno
mio spoglio ricavo
nell’unico bagaglio alla stazione.
 
Ho con me solamente
poche righe di luce nel buio
c’hanno scolpito le arcate del tempio
e l’altare
per il cero e la rosa
 
c’è una fonte
e c’è un lungo placido rivo
che giunge là dove tu sei
non lontana
e non invisa
che m’ami
e scruti i vagoni.
 
Là mi vedrai
 
avrò tra le mani la rosa
di cangiante cristallo ed un moccolo
spento.
 
Chissà su qual isola
hai preparato l’incontro 
chissà se ci saranno sul lido
pietre bianche con il mio nome.
 
O tu, che m’attendi
fa’ che sia la mia gemma
un’incorruttibile via
che dalla terra
va
sino al cielo.
.
 

 

 II

A te ultima dea

……

 

Ad un sicuro abbraccio

 
Sempre nel mio respiro t’ho
eterna ancella
che d’ogni vita l’ultimo tocco
in te rinchiudi
e in un bacio dilegui
gli affanni.
 
Pur attesa ed invocata
d’amaro rimpianto
per i delusi giorni miei
il cor mi stringe.
 
Solo il respiro dell’isola
solleva quest’ambascia
 
e allor t’imploro
e chiedo
che teco conduca i fiori suoi,
 
vivranno
 dove non c’è
lo spasimo
dell’ora.
 
.

 

*

 

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