Rime sparse nel tempo

 

Prime voci

 

La natura amando

 

A cercar dentro di noi il riverbero del grande mondo verde

 Nascosta è nella natura una saggezza più antica di tutta quella accomunata dall'uomo?

 

Briciole di natura

 
 
 
I
 
Grava la nebbia
tutto avvolge
e copre,
poi una rosa
più densa
di bianco
il manto fora,
e di là
il sole
si disvela.
 
 
II
 
Lentamente
discende
sulle chiome
e le inghirlanda
un balenìo
 
il bosco s'è stregato
 
giunge
alle radici
la seduzione.

 

III
 
Un canto dolce e lieve,
come una nenia di nonna
sulla piccola culla,
il prato ha invaso
su un palpito d'ali
leggero
 
ora finirà la primavera.

 

IV

Han piedi nudi le ore
che danno 
silenzio 
alla sera
del bosco
l'ansia 
calmando
 
diventa malia
il fermo torpor 
delle foglie.

 

V

C'era un albero spoglio
e il verno fu freddo
e lungo,
poi con il vento di seta
un brivido
leggero
ha ricamato
la linfa tutta intera

ancora si riscrive la vita.

 

 

VI

Al sole il ciclamino
si tende
sulla pietra antica
ritornello cieco

come sul quadrante l'ora.

 

 

VII

Ha l'ombra il giardino
e il sole
che tutto lo invera.
 
Perché l'ombra
vive
del riverbero 

di luce?

 

VIII

L'estate 
arse 
tutti i fiori
sulla rugosa china
il vento 
li portò 
con
 
A lungo
ha pianto

l'impotenza.

 

IX

Se invadi il rifugio
e baci il fiore
lasci
una ferita

o vento.

 

X

Di trasparente alabastro
il calice s'è riempito.
 
Un pettirosso è passato
accanto,
non ha guardato.
 
Si perderà nel giorno

la goccia del mattino?

 

XI

Canterina fonte
al sole
mandi
stelle argentate
 
poi ti distendi

nel prodigio che t'avvolge.

 

XII

S'è appena aperto il fiore
accogliendo
pagliuzze dorate
 
e tremoli guizzi
donando

sul piccolo spazio del prato.

 

XIII

Chiusa nel rigido evento
da voci più grandi 
guidata
invano
si dibatte 
la foglia
al sordo vento

che passa.

 

XIV

Un canto
si leva
dal ramo
esiliato
 
intorno
i suoni della città.
 

Impossibile confronto.

 

XV

Vive da sempre
denso 
di eventi
 
che non possono
risolversi
 

il bosco.

 

XVI

Era una consueta nullità
nelle pieghe della terra
il bruco perduto
e nero,
 
poi di sole inebriata
si disperse nell'incendio
del suo abbraccio

la farfalla.

 

 

XVII

Là dove aveva vinto 
la steppa
un rivolo
un
passò.
 
Bevvero le zolle 
indurite 
e rotte 
dall'arsura
 
fiori 
ed erba

ridestando.

 

 

XVIII

Dal bosco un verde coro
s'innalza
nella sera
che si fa lieta
 
sorridono le stelle
forme azzurre mostrando
per cancellare

il peso del giorno.

 

XIX

Non va la farfalla
a te, fiore spinoso
ma ai mille occhi del vento
il tuo tributo darai
spontaneamente
 
a te fiore di spine
 
a te che sai solo donare
in gola si spegnerà 
la voce
 
e sarà muta 
la tua richiesta.

 

XX

Odorosi fiorellini e belli
che madonna intreccia
tra voi non sono
nel serto
ch'il petto di lei
inghirlanderà,
eppure sulla stessa sponda 
noi crescemmo
e il sole ci nutrì
eppure io ho
le vostre 
medesime 
parole.

 

XXI

Scompari tra l'erba
a chi da te 
un poco si solleva,
piccolo amico celeste
 
uno tra tanti 
niente.
 
Eppure è anche per te,
è per te pure
lontano
e caldo

il sole.

 

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