Racconti 

 

Sei diventato grande

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Il giorno dopo la promozione il babbo disse a Francesco che gli avrebbe regalato dei libri.

- Ma papà, i libri non mi piacciono - .

- La lettura è utile ai ragazzi e tu ora dovrai frequentare una scuola superiore - .

- Ho visto nel negozio qui vicino una bella Ferrari telecomandata - , azzardò il ragazzo.

- Non penso che un simile giocattolo possa essere adatto ad un ragazzo che ha fatto un passo così importante? - .

- Mi piace! - .

- Ascolta. Comincia a guardare anche alla sostanza delle cose. Quale utilità puoi trarre nel pigiare un bottone per muovere l’automobile? - .

- La voglio - , disse Francesco capriccioso.

Prima di rincasare quella sera il signor Antonio entrò in libreria e comprò alcuni libri scegliendo tra quelli che gli sembrarono più adatti a suscitare l’interesse per la lettura nel figlio. Quando l’uomo bussò alla porta si vide dinanzi proprio Francesco.

- Questo è il regalo per un ragazzo che si prepara alla vita - .

Prendendo il pacchetto Francesco si avviò verso la sua camera ma tastandolo avvertì che quel pacco non conteneva la desiderata Ferrari. La delusione lo prese.

- Papà - gridò entrando in cucina dove l’uomo aveva raggiunto la moglie - io volevo... - .

- Devi imparare ad essere grande - lo interruppe il babbo accarezzandolo.

Quella sera a casa di Francesco ci fu qualche vivace scambio di parole con la madre che sosteneva le ragioni del figlio parlando di ricompensa per la promozione e cercando le ragioni educative di un’auto telecomandata, fino a quando il babbo mandò a letto il figlio. La discussione continuò e alla fine si concluse con la decisione che il ragazzo avrebbe dovuto capire da sé il valore dei libri e dell’automobilina.

- Sono sicura che Francesco capirà l’importanza dei libri quando avrà anche la macchina - concluse convinta la madre.

Il giorno dopo il signor Antonio passò per il negozio all’angolo e Francesco ebbe la sua fiammante Ferrari.

Era passata qualche ora quando suonò il campanello.

- C’è Francesco ? - chiesero Fabio e Pasqualino alla signora Rita che aveva aperto la porta e che li fece entrare.

Con loro c’era un bambino di nome Carlo, vicino di casa di Fabio da quando era andato a vivere con i nonni. I quattro ragazzi trascorsero un bellissimo pomeriggio durante il quale Francesco conobbe la triste storia di Carlo, del padre lontano per lavoro e della madre fuggita con un venditore ambulante.

E a sera quando fu solo, il ragazzo ebbe per tanto tempo dinanzi agli occhi il viso triste di Carlo e i suoi occhi incantati dinanzi alla sua Ferrari. Nei giorni seguenti si accorse che non riusciva più a giocare con l’automobilina senza vedere gli occhi di Carlo. Il giocattolo così diventò un soprammobile sulla mensola della sua cameretta.

Dopo qualche giorno Francesco si recò con la madre a scuola per ritirare la pagella e salutare il direttore, i maestri e i bidelli. Ebbe molte congratulazioni e lasciò orgoglioso la scuola.

Dinanzi alla scuola che il ragazzo rivide Carlo. Era seduto su di una panchina e giocava con delle pietruzze rosse. Sembrava triste. Quel gioco unì i due ragazzi e Carlo incoraggiò più volte l'amico e sorrise alle sue incertezze nel maneggiare le pietre. Fu così che Francesco venne a sapere che Carlo, di lì a pochi giorni avrebbe compiuto gli anni, come lui. Gli nacque spontanea l’idea di una festa comune.

- Io non ho mai fatto la festa per il mio compleanno - , disse Carlo serio serio.

- Verrai a casa mia e inviteremo i nostri amici - . Francesco spiegò a Carlo tutti i trucchi per far riuscire bene una festa con gli amici. Parlò di dolci, di lampioncini accesi e di coriandoli.

Con dinanzi agli occhi immagini già note e nuove i due si salutarono.

A casa di Francesco quell’anno ci fu una festa diversa con molti ragazzi intorno ai due festeggiati, a due bellissime torte al cioccolato e intorno ad una fiammante Ferrari che Carlo aveva in mano, regalo del suo amico.

Il giorno seguente il signor Antonio trovò il figlio in camera intento a leggere uno dei libri che gli aveva regalato. L’uomo abbracciandolo disse: - Sei diventato grande - .

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