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Magia di un nome

 

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Ho dato al mio cagnolino il nome di Mandela, per via del suo pelo bianco e nero pensando al negro sudafricano che lotta per una pacifica convivenza di bianchi e neri nella sua terra.

Non è un bel cane essendo un bastardo di piccole dimensioni, pelo poco folto, occhi tondi, i lineamenti del viso sgraziati. Si fa però voler bene per l'accortezza con cui tratta tutti noi di casa. Ha scoperto cosa piace ad ognuno e si comporta di conseguenza. Riesce a capire quando mia madre è disposta ad accogliere le sue moine oppure ad intuire se mio fratello vuole fargli qualche dispetto.

Non sono però questi modi di Mandela ma quelli che usa con gli altri animali a farmi considerare come un nome possa stranamente legarsi al comportamento di chi lo porta. Mandela infatti, a differenza del cane del mio vicino, che si diverte a catturare lucertole, uccellini caduti dai nidi, vespe, mosche ed ogni animale che gli viene a tiro con i quali gioca per lunghe ore portandoli tramortiti di qua e di là, questo mio cane è un vero amico degli animali.

È diventato intimo di un terribile gattone tigrato, terrore di tutto il vicinato, di cui sopporta con pazienza le angherie ed a cui permette financo di mangiare nella sua scodella persino quando in essa c'è il cibo da lui preferito. Lo trovo spesso a rosicchiare con lui il medesimo osso.

Non permette però al terribile gatto di toccare gli animali che sempre più frequentemente vengono nel mio giardino a porsi sotto la sua protezione.

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