Leggere le Scritture

Testi di Gioacchino La Greca

 

Un episodio strano:

Giacobbe lotta nel fiume

 

 

 

Giacobbe lotta con l'angelo di Alexander Louis Leloir

 

 

In Genesi, è presente un episodio della vita avventurosa di Giacobbe che è sempre stato preso come paradigma della lotta che l’uomo conduce con se stesso, e anche con il volere di Dio, che nell’Antico Testamento esige sempre fedeltà e obbedienza.

Il figlio di Isacco sta fuggendo dal suocero, lo zio Labano, e di notte dopo avere fatto attraversare il fiume alle sue donne, alla famiglia, ai servi e al bestiame con tutti i suoi averi, si appresta ad attraversare anche lui il guado. Ma mentre è lì, solo contro i flutti della corrente, nell’oscurità della notte buia, una misteriosa presenza lo afferra e ingaggia con lui una tremenda lotta che si protrarrà per tutta la notte.

Cosa sta succedendo nella vita di Giacobbe, profugo e fuggiasco, nel quale tutti possiamo riconoscerci?

È per questo motivo che la Bibbia è un così grande capolavoro!

Facciamo un passo indietro di parecchi anni sempre nella storia di Giacobbe. Egli, fuggiasco dal fratello Esaù, al quale ha carpito con la frode la primogenitura dal padre Isacco, si avvia nel deserto verso lo zio Labano, futuro suocero. Durante la notte, mentre dorme, Giacobbe ha la prima percezione del divino nella sua esistenza: sogna una torre a gradoni, un tempio ziqurrat, dalla quale scendono e salgono dei servitori, angeli dice la Bibbia, che salendo fino oltre i confini del cielo fanno pensare al Dio che vi risiede. Ecco questo sogno, detto della Scala di Giacobbe, si riallaccia alla lotta nel fiume coll’essere sconosciuto.

Tutti sappiamo che le Sacre Scritture sono un libro propedeutico alla crescita spirituale dell’uomo ed esse ci mostrano come l’uomo stesso sia progredito nella sua evoluzione attraverso episodi emblematici e significativi che spiegano, con diversi linguaggi e tecniche letterarie, ciò che deve rimanere verità universale, comprensibile e accettata da tutti.

Giacobbe ha vissuto una vita all’insegna della frode e dell’inganno, ha pensato sempre e solo a se stesso, al suo interesse personale, dando ascolto così solamente a quella che possiamo definire una coscienza primordiale, quella cioè che prende la realtà così com'è, e che potremmo chiamare consapevolezza dell’Essere, del momento, della situazione reale. Egli, obbedendo a questa coscienza della consapevolezza, ha applicato alla sua vita e al suo agire la cosiddetta “Regola di Ferro”, che si riassume nell’aforisma “fa agli altri quello che ti conviene”. Giacobbe impersona quelli che sanno come si sta al mondo, quelli che sanno come il mondo gira e come devi starci e con quali regole, per arrivare ai vertici e dominare sugli altri. E Gesù proprio questo mondo chiamò Satana, avversario, il principe di questo mondo. Perché il mondo che così va avanti indipendentemente da noi, è un mondo dove sembra dominare la Forza, dove il più forte, che ha capito le regole del gioco, vince sul più debole.

Giacobbe è un vincente, ha vinto su suo padre Isacco e sul fratello Esaù, ha vinto con Rebecca e col suocero Labano. Chi potrà vincerlo a sua volta?

Se la coscienza dell’uomo fosse solo quella consapevole dell’essere, della realtà in cui viviamo immersi col nostro corpo e che serve solo a soddisfare i nostri bisogni ad un livello propriamente di necessità e istintuale, e appena appena un livello sopra il desiderio di primeggiare ad ogni costo sugli altri, la nostra vita dovrebbe lasciare spazio solamente al nostro Io, centrata solo su noi stessi. E per realizzare noi e i nostri desideri potremmo usare solo la Forza. Il nostro mondo è necessità e forza, ad essi saremmo soggetti se verso di essi non sorgesse la Consapevolezza di essere altro, qualcosa che va oltre la stessa natura umana. Tutti prima o poi facciamo i conti con qualcosa che nel bel mezzo della nostra vita (il guado del fiume) ci afferra e con noi ingaggia una lotta. È quella che noi conosciamo come Coscienza Morale, quella che mette l’uomo di fronte a dei valori che non sono di questo mondo ma che ad esso devono essere diretti: il Bene, la Giustizia, la Verità. Questi principi di coscienza morale possono guidare il bene del singolo ad un bene aperto anche agli altri. Quando diventiamo consapevoli che la forza è veramente quella che fa andare il mondo, ma non in maniera disordinata, bensì guidata da una Logica che rende ordinata e armoniosa tale forza con la nascita della relazione e del legame, allora saremo capaci di indirizzare le nostre azioni all’accrescimento dell’energia creatrice che ci abita. Da tale armonia, ordine, bellezza, nasce l’essere ordinato, il creato.

Giacobbe lotta con questa forza, non riesce a sopraffare l’avversario, non perché esso sia Dio, anche se la scrittura dice che quella notte egli lottò e vinse contro Dio, ma fu una lotta interiore fra la coscienza primordiale dell’uomo, la coscienza consapevole dell’essere, e la coscienza morale, che si affaccia nel cuore dell’uomo a chiedere conto di ciò che è  giusto e di ciò che è male. Come tutti i conflitti interiori, tale lotta non fu breve facile, durò a lungo, tutta la notte, una notte che si può allegoricamente pensare come la notte della vita non illuminata da Dio e dalla sua presenza, che fa sentire la sua voce nel cuore dell’uomo, e tale voce si chiama Coscienza Morale. Quasi  un segnale che l’energia che ci abita, l’energia che noi siamo, questa energia che ci costituisce dalla materia fin nello spirito viene da Dio. All’alba, al sorgere del giorno Giacobbe cessa la lotta, ha vinto, vincendo ha aperto il cuore alla benedizione e alla coscienza giusta, il giorno che sorge indica una fase della vita, illuminata dalla nuova consapevolezza che oltre ad essere nel mondo dell’Io e del mio personale interesse, c’è anche l’altro a cui devo rendere conto e con cui mi devo relazionare e armonizzare.

Giacobbe rinasce rinvigorito dalla lotta e rinnovato, egli ha preso coscienza adesso anche della Regola aurea, cioè “fai agli altri quello che gli altri vorresti che facessero a te”. Giacobbe prende coscienza  di questo dopo aver conosciuto la manifestazione del divino nel sogno della Scala, adesso ne sente la voce nel profondo del suo essere al punto che si scatena in lui una lotta tremenda. La voce di Dio che è la Coscienza Morale dentro di lui, cede alla lotta nel momento in cui fa breccia nel cuore dell’uomo. Giacobbe adesso sa che andrà incontro agli avversari di sempre, armato dell’arma più micidiale, il Perdono, lui chiederà perdono al fratello defraudato della primogenitura e allo zio defraudato dei suoi averi. La sua vita, nel momento in cui scopre dei valori diversi dall’interesse personale, cambia  direzione.

Si converte Giacobbe al bene e alla giustizia, e cambia nome, non più Giacobbe ma Israele (il cambio del nome indica possesso da parte di chi lo impone e cambiamento di stato, habitus). Adesso Giacobbe appartiene all’umanità, egli si armonizza col creato e a pieno titolo diventa Patriarca di Israele di cui è capostipite.

La storia dell’umanità adesso comincia a procedere speditamente verso la piena affermazione dell’uomo, dotato adesso della doppia coscienza, quella consapevole che si sviluppò con Adamo ed Eva e li portò alla prima presa di coscienza di essere nudi e non più ciechi da non vedersi tali, alla coscienza morale che indica a Giacobbe il bene e la giustizia come scelte altrimenti irrinunciabili.

 

 

 

 

 

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Foto: https://it.wikipedia.org/wiki/Giacobbe