Leggere le Scritture

Testi di Gioacchino La Greca

 

 

 

COME STRAVOLGERE IL VANGELO

 

 

L’episodio del paralitico

 

 

 

Il paralitico di Cafarnao. Mosaico in S. Apollinare Nuovo. Ravenna.

 

 

 

Piano Pastorale Diocesano 2011-2012. La missione agli ammalati e ai luoghi della sofferenza.

Scrive questo piano diocesano che l'inizio della missione nel mondo della sofferenza ci spinge a capire come Gesù si è posto e ha vissuto queste delicate situazioni, e lo fa esaminando Mc 2,1-12, da prendere come esempio per plasmare gli operatori a immagine di Gesù.

 

Dicono: “Gesù entra in una casa e annuncia la parola, quindi Egli ci insegna che le nostre case sono i luoghi della salvezza, e di incontri di redenzione".

Nulla in contrario a definire così le nostre case, ma è un pensiero totalmente distante da ciò che intendeva l'evangelista. In questo brano si parla dell'episodio dei Quattro che trasportano un paralitico a Gesù scoperchiando il tetto della casa, dove la folla assisteva alla sua predicazione. Sennonché questa casa, presa d'assalto, non rappresenta le nostre case, ma la casa di Israele, depositaria unica della salvezza e come tale di impedimento a chiunque volesse partecipare di questa salvezza stessa. Coloro che sono impediti ad avvicinarsi a Gesù sono i Quattro che trasportano il paralitico.

 

Dice il testo diocesano: "le quattro persone che sostengono il paralitico sono espressione della comunità che si prende cura delle persone che soffrono, comunità coraggiosa, che non si ferma di fronte alle difficoltà, entrando dal tetto, ed è così discreta da uscire di scena senza pronunziare una parola".

Ora nulla di male per questo idilliaco quadretto, ma il vangelo è tutta un'altra cosa rispetto alle sdolcinature delle persone pie e religiose. Marco dice che i Quattro portatori sono l'espressione della comunità pagana, che non appartengono alla casa di Israele, e sono quindi esclusi dal progetto di salvezza. Il paralitico è anche egli un pagano, peccatore certo, immobilizzato nella sua vita di peccato, ed entrambi sono un doppio letterario, l'uno dell'altro: i quattro attivi, trasportano il paralitico, passivo; una rappresenta l'umanità desiderosa di salvezza, l'altro l'umanità bisognosa di salvezza. Questa bellissima distinzione letteraria è tratta da una mirabile esegesi di padre Alberto Maggi, che rende giustizia di tanti strafalcioni ed imposture perpetrate sia a carico del vangelo di Marco che degli altri vangeli.

 

Andiamo avanti. Questa umanità pagana che si vuole appressare a Gesù trova ostacolo nella folla, il popolo di Israele, che si reputa unica depositaria di salvezza e della parola di Gesù. Dice il testo diocesano: "una casa, un paralitico al centro e Gesù che va al centro del problema, quasi a dire che chi soffre va posto al centro del messsaggio evangelico.

Dice Marco: "Gesù vedendo la loro fede, disse al paralitico: ‘Figlio ti sono rimessi i peccati’" Ora su queste parole Alberto Maggi fa un capolavoro, spiegando la differenza che corre tra “perdonare” e “cancellare”, sottolineando giustamente come Gesù non perdona ma cancella il peccato del paralitico, perché chi dà adesione a Gesù non commette più peccati, ma quello che di sbagliato si può compiere in un processo di maturazione e crescita nella fede si chiama offesa, colpa, ma non peccato. Con questo termine gli evangelisti indicano una direzione di vita sbagliata, ed è chiaro che, se uno si converte a Gesù, cambia direzione e non pecca più. La manipolazione del vangelo invece traduce il termine di “cancellare” con “perdonare”, in modo da rendere l'idea di un Gesù che perdona e ci segna sul suo libro nero, assolti su cauzione e non per reato cancellato.

 

Così dice il testo diocesano: “Gesù perdona dandogli la guarigione del cuore”, e questo atteggiamento del Maestro contrasta con quello degli scribi, attenti alle parole, alla titolarità del perdono, alle norme tanto da dimenticarsi del paralitico. Per loro le pratiche religiose valgono molto più del paralitico. Un pericolo sempre ricorrente nelle nostre comunità preoccupate di tante prassi (sempre giuste e doverose) da dimenticare chi soffre (lo dicono loro stessi, non io, e tanta sincerità stupisce e si danno la zappa sui piedi come gli scribi in un altro brano evangelico).

Gli scribi si meravigliano dell'azione di Gesù che si arroga come Dio il potere di cancellare i peccati, chi sceglie Gesù deve abbandonare la vecchia dottrina degli scribi. Il paralitico è la comunità pagana esclusa dalla salvezza, negare che a lui vengano cancellati i peccati, significa negare la salvezza al mondo fuori della casa di Israele. Ma Gesù come Figlio dell'Uomo è venuto con l'autorità di cancellare i peccati e quindi di dare salvezza al mondo intero, ad un mondo paralizzato da una istituzione religiosa che blocca l'avvicinamento a Dio da parte dell'umanità. L'azione di Gesù mostra che non c'è un popolo privilegiato, ma la sua parola è per tutti e la sua azione di cancellazione che è seguita dalla guarigione del paralitico, sono in realtà due azioni identiche. Alla invisibilità del perdono dei peccati, si contrappone la visibilità della guarigione.

 

"Prendi il tuo lettuccio e va a casa tua" dice il testo diocesano sono i segni della speranza , dove la malattia non è cancellata ma viene abbracciata come segno di un incontro di salvezza.

Per Marco invece il paralitico prese il lettuccio, che non è più il "suo" come segno di un passato che non c'è più, cancellato, libero se ne andò davanti a tutti. Messaggio di libertà grandioso e pieno di speranza questo del vangelo, angoscioso e funereo quello dell'anno diocesano. Se il messaggio comunica vita, dice Alberto Maggi, c'è la garanzia che questo viene dal Signore, se comunica tristi pensosità, dico io, viene da qualche libera interpretazione di quello che il Signore dice e compie.

 

 

 

 

 

 

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