Leggere le Scritture

Testi di Gioacchino La Greca

 

TEMPIO E SACERDOZIO

 

Ricostruzione del tempio di Gerusalemme, incisione di Giovanni Lattanzi

 

Gerusalemme era il centro spirituale del giudaismo, che con il suo ordinamento teocratico nazionale aveva nel Tempio il luogo sacro per eccellenza, l'unico ove fosse possibile adorare Javhè, e dove il sommo sacerdote era la personalità più alta. Da tutto il mondo giudaico si guardava a Gerusalemme e al sommo sacerdote come il luogo più santo e all'uomo più vicino a Dio. Il tempio frequentato da Gesù era quello di Erode il Grande, materialmente il terzo tempio dopo quello di Salomone e  distrutto da Nabuccodonosor e ricostruito dopo l'esilio nel 515 a.C. Erode lo demolì per fare posto al suo tempio che doveva far arrossire Salomone. In effetti i lavori, iniziati intorno al 20 a.C, andarono avanti per circa 10 anni, videro impegnati più di 10000 operai, innumerevoli maestranze, materiale immenso per la costruzione; tutto per la sete di gloria di un despota sanguinario che vide una tragica fine, come la sua opera. Poiché l'antico tempio sorgeva sulla collina orientale della città, si provvide allo spiano, si dilatarono gli spazi e gli atri originali furono ampliati, mentre il santuario vero e proprio fu sopraelevato. Gli atri erano tre e salivano verso il santuario; il più periferico era aperto a tutti, ma, procedendo verso l'interno, veniva sbarrato da una balaustra, che segnava il confine insuperabile per i pagani o "gentili", infatti era detto “atrio dei gentili”. In tre lingue veniva minacciata la pena di morte a chiunque non ebreo oltrepassava il confine.

Oltrepassata la balaustra si entrava nell'atrio interno, dove c'era  la zona riservata alle sole donne, quindi la zona successiva l'atrio degli israeliti, per i soli uomini. Salendo ancora c'era l'atrio dei sacerdoti, con l'ara degli olocausti a cielo aperto, e proseguendo in alto verso l'interno il santuario vero e proprio. Il santuario aveva un vestibolo diviso in due parti, l'anteriore, detto il "santo"  con l'ara dei profumi, la mensa, e il candelabro a 7 bracci; la parte interna invece "il santo dei santi" era considerato il luogo più santo della terra dimora diretta di Javhè. Al tempo di Salomone vi era allogata l'Arca dell'Alleanza, ma scomparsa questa quel luogo fu sempre un luogo oscuro e misteriosamente vuoto. Nel santo dei santi vi entrava solamente il sommo sacerdote una volta l'anno, nel giorno del Kippur o espiazione. L'atrio dei gentili era fiancheggiato a est e a sud da due portici famosi, l'orientale era detto Portico di Salomone, senza ragioni archeologiche, e guardava il torrente Cedron: il meridionale era detto Portico Regio e guardava il Cedron e la valle dei Tyropeion. Il portico regio era un esempio di come la cultura ellenica fosse penetrata dentro il Tempio, ed era monumento che poteva stare alla pari per bellezza coi templi greci e romani.

L'atrio dei gentili era il luogo ove si riunivano i pagani per trattare i loro affari come al foro romano, oppure gli stranieri che erano di passaggio. Nelle grandi feste l'atrio dei gentili diventava grande mercato, si vendeva bestiame di qualunque tipo, prodotti agricoli, e cambiavalute erano li a anticipare le moderne banche e le sedute borsistiche odierne. Superato questo atrio, vero inferno di clamore e fetore si poteva accedere alla parte sacra del tempio per i sacrifici e le offerte. All'angolo nord ovest sorgeva la torre Antonia, dove il governatore romano esercitava le sue funzioni. In forza dell'ordinamento teocratico nel tempio vigeva il sacerdozio levitico, con a capo il Sommo Sacerdote, il quale era capo di tutta la nazione giudaica. All'inizio i sommi sacerdoti rimanevano in carica tutta la vita anche come sovrani, avendo nelle mani sia il potere civile che religioso, come successori di Davide, ai tempi di Erode nei circa 70 anni del suo governatorato si contavano più di 15 sommi sacerdoti. Essi quindi non restavano in carica per sempre, ma una volta decaduti andavano a costituire una classe potente e ricca. Il sommo sacerdote era il capo di tutti i servizi del Tempio ed officiava personalmente i riti più importanti. In campo civile egli era di diritto il capo del Sinedrio, ma doveva sottostare a Erode in rappresentanza del dominio di Roma, che simbolicamente era rappresentato dalla custodia delle insegne pontificali nella fortezza Antonia, da cui uscivano nelle imminenze delle celebrazioni liturgiche. Ai tempi di Gesù comunque tra i sommi sacerdoti, appartenenti alla classe dei Sadducei, e gli scribi e i Farisei, non correva buon sangue, essendo i primi aristocratici invisi al popolo che voleva sullo scranno di Mosè i Farisei e gli scribi, essendo i sommi sacerdoti installati con il potere dell'autorità romana di Augusto. E poi il credito morale dei sommi sacerdoti era veramente al minimo in quei tempi, poiché potere e corruzione mal si combinano con la legge di Dio e la sua osservanza. In ogni caso proprio l'interpretazione della legge vide contrapporsi alla carica del sommo sacerdote, spesso sadduceo, la controcattedra sulla quale sedevano scribi e farisei, che avevano con loro il popolo.

Anna e Caifa sono i due sommi sacerdoti che interessano i vangeli. Il primo, Hananiah, fu per lunghi 15 anni sommo sacerdote, ed ebbe come successore ben cinque figli nella carica, e pure il genero, Giuseppe detto Caifa, che rimase in carica fino al 36 d.C. e quindi fu sotto di lui che Gesù fu condannato. Sotto l'alta direzione dei sommi sacerdoti, amministravano nel tempio i discendenti dei Leviti, la tribù sacerdotale per eccellenza, che però nei secoli perse il proprio prestigio. Essi al contrario dei sommi sacerdoti e delle classi religiose dominanti, non erano ricchi, benestanti, aristocratici, e al di fuori del tempio e delle funzioni che vi espletavano non godevano di autorità sociale. I sacerdoti erano raggruppati in 24 classi che si alternavano settimanalmente nel servizio al tempio. Molti di loro abitavano a Gerusalemme, altri nelle vicinanze, come quello che non si occupò dell'uomo ferito sulla strada di Gerico, nell'episodio narrato dal vangelo di Luca. L'ufficio del sacerdote era liturgico, doveva conoscere perfettamente i requisiti degli animali da offrire in sacrificio, le parti in libagione, il peso delle parti, le prescrizioni e le oblazioni dei riti, tutte le norme e le  tradizioni per eseguirli alla perfezione. In questo la nostra liturgia fino a poco tempo fa era simile alla loro: si credeva che, se durante la consacrazione della specie le parole e i gesti non sono detti in un certo modo, la transustanziazione non avveniva! Nella società teocratica del tempo, il sacerdote era un benemerito della stessa società, perchè da lui e dalla sua intermediazione, dipendeva  la benevolenza di Dio verso il popolo. Il sommo sacerdote era ligio alla legge scritta e mai e poi mai avrebbe partecipato a discussioni teoriche con i farisei e gli scribi, disprezzati perchè popolani. Ma quei ladroni e briganti spadroneggiavano nel tempio e si arricchivano con le decime delle vedove, connivendo con gli occupanti romani e gravando il popolo di pesi insopportabili. Ecco perchè quando Gesù cacciò dal tempio i mercanti e i cambiavaluta, i sommi sacerdoti si spaventarono temendo la rivolta. Il popolo era stato tante volte vicino a ribellarsi e con le azioni narrate dai vangeli, anche Gesù costituiva un pericolo mortale per il potere dei sommi sacerdoti. Anche questo fu causa della condanna a morte sulla croce. "È necessario che uno solo muoia per la salvezza di molti".

 

 

 

 

 

Home

Argomenti di Teologia

Scrivi

 

Copyright©LaGreca2013

 

Immagine:http://www.archart.it/libri-antiquari/Greek-History/foto-gerusalemme%20tempio.html