Pensieri

 

IL MIO ZIBALDONE

 

Le costruzioni dell’uomo

 

 
L’origine dell’isola
 
Una delle richieste più insistenti dell’uomo è un’ampia domanda di senso che attanaglia l'animo e rode come Prometeo alla sua roccia. La risposta mai è venuta chiara, ed esaustiva. Forse perchè il senso per l'uomo si amplia continuamente?

E così siamo eterni viandanti sul mar della vita consegnando alla fine del viaggio ognuno il proprio resoconto. Ma ci sono viandanti che girano a vuoto, in ogni porto stranieri. Solo coloro che scoprono l'insufficienza dei lidi del mondo approdano all’isola d'oro. Li guida quella insoddisfatta tensione verso conquiste maggiori che diviene inevitabile sofferenza, legge cosmica consegnata da Dio all'uomo edenico. Sofferenza che è condanna solo per chi si limita all'appagamento istintuale. Questa grezza forza naturale, infatti, appena soddisfatta si “svuota”, cosicché il nuovo bisogno è di mancanza e rende opprimente la paura di non soddisfarla ulteriormente, sterile costrizione.

Per l'uomo edenico, realtà psico-fisica, che deve però costruirsi, la sofferenza, pur restando dura realtà, non è vana: diventa coscienza dei compiti assegnati, lavoro costante. Il tu-lavorerai-con-gran-sudore consegnato ad Adamo suona: “tu con gran fatica userai i tuoi istinti imparando ad elevarli e a metterli a frutto per la conquista della tua umanità” e il tu-patorirai-con-gran-dolore di Eva è il parto spirituale che nascerà da quella elevazione. Sofferenza, dunque, diversa perchè ad ogni conquista dello spirito subentra uno stato di pienezza e il successivo bisogno non nasce dallo “svuotamento” della pienezza precedente, ma dalla possibilità che diventa bisogno, di una più ampia pienezza la cui faticosa ulteriore conquista è sostenuta e avviene sulla conquista già posseduta. Il bene maggiore insomma comprende quello minore.

È un triadico hegeliano procedere.

Sorte di dolore quella umana, ma pure di straordinarie conquiste. La forza cosmica, che guida il moto evolutivo nell'uomo, si trasforma in azione cosciente, voluta, perseguita, che fa la nostra scelta “sofferta”, perchè possiamo anche decidere di restare ad un livello più basso e “tragica” "perchè l’abdicazione è rinunzia all'umanità, è defezione colpevole, è peccato. Ecco perchè solo chi dà risposte adeguate alla ricerca dell'essere giunge all'isola d'oro.

Isola, straordinaria figurazione della mente che cerca di proiettare in uno spazio le aspirazioni che emergono dai misteriosi fondi dell'uomo, ma figurazione sempre incompleta perchè fatta con i miseri mezzi di cui la nostra esperienza dispone. Isola, dimensione struggente dell'animo che non rinunzia ad essere umano, anzi quell’umano difende dalle mistificazioni del quotidiano; che non respinge l'esperienza, ma ne ferma il valido in costruzioni che non temono il corruttibile; mondo dotato di forza propria, capace di dare ricchezza e nerbo all'empirico e di porne la problematicità. Mondo centrato sull'essere di cui svela i duplici aspetti: quello superficiale e il profondo, entrambi realtà effettive, ma poste in diverse dimensioni. Non mito, figurazione ferma e lontana; non rifugio nostalgico; non escatologica aspettazione di ciò che non è ancora; non fragile espansione. L'isola non è neanche l'ideale perché questo e solo la forza che porta all'isola; essa è invece realtà realizzabile i cui prodotti si riflettono poi nel mondo. Nasce dal nostro spazio e dal nostro tempo e li informa, ma il suo spazio e il suo tempo perdono, rispetto a queste nostre dimensioni, solo il limite. Si realizza in opposizione al negativo dell'uomo, alimentata dalla fede nelle sue possibilità senza la quale non si approda ad essa e non può essere raccontata, deve essere solo “sentita”, “provata” ed è intangibile a chi non sa staccarsi dal limite del concreto in un allontanamento che non è separazione.

A tutti è possibile accedervi ma non si entra in questa realtà “portati” o “guidati”; il suo è un accesso “personale” e richiede l'”aderenza”. Adeguarsi alla porta del profondo: qui è il problema! Qui si è in un mondo dove tutto non ha limiti, poiché la determinazione cosmica, legge istintuale dell'evoluzione nello stadio “precedente”, innalzata a legge delle spirito, diventa possibilità infinita.

L'isola non conosce l'amaro dell'insoddisfazione, non la corrosione dell'invidia, non il vuoto dell'avarizia, non il chiuso dell’egoismo, non la ruggine del limite, perchè nel dono ci si arricchisce e nella risonanza si cresce.

Nell'isola vive l'amore totale che non aspetta di essere chiamato per nome, che dona e si dona senza ricevere, che sa accettare la gioia dell'altro anche quando questa non e la “propria”, che si angustia per il dolore del fratello e trepida per la sua sorte. Nell'isola le cose non hanno l'aspetto che queste prendono nel mondo: il “fuoco” non brucia e consuma ma rafforza ed esalta; la “pena” dice che c'è qualcosa che vale; la “gioia” non è per il possesso ma pienezza di sé data all'altro; la “tristezza” non è per mancanza di avere ma per mancanza di dare; l'”oro” serve per misurare la povertà altrui, l'istintivo diventa, forza che eleva, la “lontananza” fa sentire vicini, la “forza” non ha muscoli, la “bellezza” si sente. L'isola sa penetrare il nascosto perché essa stessa è “profonda costruzione nascosta”.

L'isola non può essere dimenticata da chi l'ha conosciuta e rende liberi anche dietro una pesante tramoggia, perciò il viandante che se ne allontana reca con sé il suo fermento e vi ritorna sempre accresciuto di nuova ricchezza.

E questi viandanti, divenuti cittadini dell’isola, resi degni dell’umanità conquistata attraverso il faticoso emergere dal buio dell’animalità, resi forti dall’esperienza diretta e meravigliosa dell'isola, questi uomini potranno mettere a vantaggio di tutti le loro conquiste, la loro parola avrà una forza nuova, irresistibile, mentre appariranno miseri tutti quelli che sono animati dal desidero delle cose del mondo. Essa perciò è turbante geografia spirituale verso cui si è sempre in cammino, vera depositaria della vita delle spirito.

Ora il mio dire si chiede: “È possibile realizzare per tutti l'isola? Dove andremo con le costruzioni dello spirito? Se il moto evolutivo, che ha guidato la natura, è sfociato nel prodotto “uomo”, il moto evolutivo dell'uomo, creatura che può produrre spiritualità, sfocerà nel Regno dello Spirito? È lì che potremo gustare il frutto dell’altro albero?”.

Io questo sento: sento la mia sostanza non materiale, io sento la mia natura intrisa di soprannaturale. Io so di aver costruito l'isola senza conoscere questa parte profonda di noi, avvertendo solo che in me c'era qualcosa in cui potevo ascrivere ciò che vivevo perché questo potesse essere distinto da tutte le altre espressioni dell'uomo e non costretto nei limiti delle cose del mondo. Io so che l'isola mi dà alimento quando nella mia tazza c'è fiele o sulla mia profonda ferita non trovo unguento. ma aceto. Io so che si può innalzare la spinta istintuale ad abbraccio spirituale; si può vedere l'acerba agitazione del pianto confluire lentamente nel pacato fremito dell'anima che porta all'isola un granellino della sua sofferta conquista, giorno dopo giorno.

(Le ragioni della raccolta di poesie Isola).

 

Vedi

Per un’antropologia edenica. Ermeneutica del racconto biblico di Adamo ed Eva

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Quante volte, uomo, avverti il soffio degli abissi e ne sei succube, lo ascolti. Ma è necessaria questa tua diminuzione perché è essa che può farti progredire. Necessaria esperienza della notte. Allora nella sofferenza di qualcosa che ti sovrasta e di cui sei incolpevole, uomo, tu scopri la tua nudità. Allora hai varcato la soglia interiore che ti allontana dal mondo. Allora sei povero nel tuo spirito. Solo sei, dentro di te. Povero nello spirito. Allora sei pronto per abbandonarti all’Essere, alla Totalità, che è nullità del mondo. Vedi come è necessaria la nudità. Beati i poveri nello spirito.

Beati i poveri nello spirito: beatitudine di chi si spoglia della propria materialità e vive con tale povertà nella vita dello spirito.

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La persona è una tendenza ad adattarsi, un divenire continuamente, un andare verso qualcosa. Uomo, ricordati allora che tu puoi andare verso Dio. Ogni deroga da questo compito è un tradimento.

Tutte le volte che ti ritiri nel deserto è per scoprire il tuo compito, per attingere forza per attuarlo.

Dentro di noi permane l’ordine inferiore. Il nostro compito è di trasformarlo in elementi dell’ordine superiore. Siamo allora cerniera tra l’ordine naturale e quello spirituale.

Il successo evolutivo è per quegli elementi che si aprono ed accolgono e per quelli che sanno attendere.

Con l’alito donato al Adamo Dio preparò il prodotto naturale, affinché l’ordine soprannaturale potesse innestarsi in questo.

Nell’ordine evolutivo umano la legge del più forte (che è legge dell’ordine evolutivo precedente) è male perché le leggi della evoluzione naturale sono interdette all’ordine superiore.

Non permettere che in te predomini l’evoluzione naturale.

L’evoluzione naturale ha altri fini.

Quanto più in noi c’è carenza di animalità tanto più la nostra umanità si avvicina alla vita dello Spirito.

La dimensione spirituale vuole che tu entri in te riducendo le funzioni naturali.

Tutti coloro che ascoltano le funzioni naturali dell’uomo, pur senza diventarne schiavi non hanno neanche aperto la porta della dimensione spirituale.

Nella dimensione spirituale si produce solo quando si brucia qualcosa.

La morte di Cristo ci dice che l’entrata nel Regno dello Spirito richiede l’abbandono dell'evoluzione naturale.

Nella dimensione spirituale ogni azione ha un senso, quindi non c’è insoddisfazione né incertezza,

Nell’uomo lo spirito è legato al corpo perciò è imperfetto. Quanto più domina il corpo tanto meno vive lo spirito.

 

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La nostra realizzazione è un divenire aperto a tutte le possibilità, lungo tutta la vita, complesso perché riguarda il nostro essere biologico (le abilità che ci vengono e il nostro essere razionale, le capacità che si sviluppano nella storia dell’uomo) e ha per finire la nostra spiritualità (le realizzazioni metastoriche).

L’attuazione dell’uomo è estrazione da una specie di magma indistinto di ciò che sarà il nostro essere individuale.

L’attuazione dell’uomo ha processi lievitanti che percorrono peculiari vie.

La possibilità costruttrice dell’uomo gli permette di reagire, in modo personale e unico, agli stimoli esteriori.

La costruzione dell’uomo avviene fin dalla nascita, quando si instaurano modalità, negative o positive, che condizionano ogni ulteriore sviluppo.

Nella prima sua età l’uomo può dilapidare ingenti patrimoni.

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